In memoria di Igino Manni, alpino di Gerola
igino manni alpino

Pescegallo è un luogo caro alle cosiddette “Penne Nere”, tanto da diventare la base del Gruppo Alpini Valgerola, istituzione attiva nella vita della valle dal lontano 1953. Ma già da prima gli alpini originari di Gerola seppero distinguersi per coraggio e valore: per questo vogliamo ora ricordare la figura di Igino Manni, giovane alpino che, nonostante l’audacia, non riuscì a sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale…

igino manni alpino

La fondazione del Gruppo Alpini Valgerola, al giorno d’oggi guidata dal capo-gruppo Lanfranco Acquistapace, risale al 1953, durante il Secondo Dopoguerra, un’epoca che sembra sempre più lontana. Ma, per quanto sia iniziato un nuovo millennio, per quanto la realtà della valle possa cambiare, certi nomi rimangono nella memoria della gente ed entrano a far parte della storia di un territorio, nonché delle sue tradizioni. Tradizioni che, per quanto riguarda gli Alpini della Valgerola, includono una festa annuale a Pescegallo (che si tiene la seconda domenica di agosto) e la gara di Slalom Gigante Trofeo Mino Galbusera – Maccani Piero (che invece viene organizzata la seconda domenica di marzo). L’intento del Gruppo Alpini Valgerola, però, non è solo quello di promuovere le attività sportive tra i giovani, ma anche di mantenere vivi e attuali quelli che sono i valori cari agli alpini, dalla natura alla solidarietà.

cappella alpini

Questi valori caratterizzano il corpo degli Alpini da sempre, anche in Valgerola: basti pensare alla figura di Igino Manni, alla quale il Comune di Gerola Alta ha dedicato una piazza… Ma per quale motivo?

Per chi non lo sapesse, Igino Manni fu un alpino attivo nella Resistenza valtellinese, un partigiano a tutti gli effetti. Nacque l’11 gennaio del 1920, ultimo di undici fratelli, e, grazie anche ai numerosi sacrifici da parte della famiglia, ebbe una solida istruzione: dopo il collegio, infatti, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia a Milano, frequentando anche il Conservatorio. Purtroppo rimase un laureando e non poté completare gli studi: sul finire della guerra, infatti, venne arruolato tra gli alpini. Dopo l’8 settembre 1943 (quando l’Italia annunciò l’armistizio di Cassibile, in seguito al quale l’Italia passò dalla parte degli Alleati), Igino e il fratello Emanuele riuscirono a fuggire dai tedeschi e a rifugiarsi in Valgerola, dove decisero di riunire tutti coloro che maturavano l’intenzione di opporsi ai nazifascisti.

Questo primo gruppo segnò l’inizio del distaccamento Minonzio della Brigata Fratelli Rosselli. Igino adottò il nome di battaglia “Igo” e cominciò a radunare i giovani di Gerola e della valle che, come lui, non vollero arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò: divenne inoltre commissario del distaccamento, che tra l’agosto e l’ottobre del 1944 contribuì a disarmare e ad attaccare le truppe fasciste in Valtellina. In seguito Igino passò al distaccamento Croce, proprio quando cominciarono i rastrellamenti nelle Alpi Orobiche, e venne catturato a Biandino, in provincia di Lecco, mentre cercava di soccorrere dei feriti.

igino manni

Igino venne portato alla caserma di Margno, sempre in provincia di Lecco, e fu costretto a subire numerose torture. A Sellano due fascisti infierirono ulteriormente per costringerlo a confessare alcune informazioni-chiave, ma l’alpino non desistette. Dopo essere stato trasferito a Como e poi a Milano, la sorella Germana e il fratello don Riccardo cercarono di aiutarlo, ma non ci furono ragioni: anzi, anche la stessa Germana venne arrestata, ma per fortuna riuscì a liberarsi prima di essere trasferita. Purtroppo a Igino toccò un destino ben diverso: venne infatti deportato a Bolzano, poi a dicembre nel campo di concentramento di Mathausen, e infine a Melk. Qui venne assegnato al lavoro nelle miniere, con soli 80 grammi giornalieri di pane, per poi trovare la morte il 2 maggio 1945 a Ebensee. Pochi giorni dopo, il 6 maggio, gli Alleati avrebbero liberato il campo.

Igino Manni venne onorato a Gerola Alta a guerra conclusa, il 29 luglio 1945. Pochi giorni prima il partigiano Federigo Giordano, meglio conosciuto come “comandante Gek”, scriveva:

Io sottoscritto dichiaro che il caduto partigiano Manni Igino fu Guglielmo appartenne a formazione (Brigata Rosselli) dipendente da questo comando. In data 12 ott. 1944 in azione contro forze rastrellanti fasciste veniva catturato a Biandino (Como). Tradotto alle carceri di S. Vittore, per il suo comportamento risoluto veniva internato nel campo di concentramento di Mathausen (Germania), dove per i maltrattamenti e le privazioni, cessava di vivere il 2 maggio 1945. A tutti gli effetti è da considerare Partigiano caduto in combattimento”.

 

✏️ Scritto da Vanessa Maran,
il 24/03/2017.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Funivie Pescegallo Valgerola